E sono qui, una volta di più, cantando. Soffiando un po’ sul tuo fuoco che sa di spento. Ma pregarti non fa per me, ma pregarti non fa per me, per me, perché per me l’importante è non chiederti mai neanche il poco che dai. Però, se vuoi, puoi aspettare la rugiada con me, con le mie braccia arrampicate su te, come glicine che copre i muri più freddi, gelati dal vento che c’è. Camminando e cantando vedrò di riaccenderti un po’. E ti amerò una volta di più, cantando, con fantasia, come quando si sta sognando. Ma sognare non è da te, ma sognare non è da te, non è da te perché anche il vino di mele diventa di fiele con te. Però, se vuoi, io mi dipingo in viso un riso per te, per non costringerti ad usare con me la tua falsa pietà, che da tempo ci fa solo comodità. E me ne andrò, una volta di più, cantando. Con dignità, con la forza che va crescendo. E rimpianti se poi ne avrò e rimpianti se poi ne avrò, se poi ne avrò non so, camminando e cantando vedrò di disperderne un po’. E i ricordi se poi ne avrò e i ricordi se poi ne avrò, se poi ne avrò non so, camminando e cantando vedrò di disperderne un po’. Però, se vuoi, puoi aspettare un’altra Pasqua con me, magari il tempo di rinascere c’è, nascondendoci un po’, finché l’aria leggera e pesante sarà libertà, camminando e cantando per te, ma più ancora per me.